martedì 7 maggio 2019

...E TU, CHE RETROCOMPUTERISTA SEI?

Brusaporto, Vicenza, Empoli (nei tempi d'oro), Genova... tutti posti tranquilli e assolutamente pregevoli dove però, almeno una volta l'anno, si consuma un piccolo dramma della nostalgia capace di attirare sciami di persone che, quando erano più giovani o addirittura infanti, giocavano col computer o con console che, a vederle oggi, provocano al massimo una lacrimuccia di commozione agli over-40 e un conato di vomito ai loro figli. Così, tra bancali pieni di Commodore 64, Intellivision, Spectrum, MSX e qualche Archimedes, si torna a respirare per qualche ora l'inconfondibile aria degli anni '80, a sentire i vecchi discorsi su chi ce l'avesse più lungo (il caricamento dei giochi), più grosso (l'alimentatore) e più competitivo (il rapporto prezzo/prestazioni). Ma non solo: guardandosi in giro, è possibile suddividere gli appassionati del vintage in diverse categorie. Vediamole un po'...

IL COLLEZIONISTA DI OSSA


La prima cosa che ti domandi quando lo incontri è “ma dove abita?”. Una persona qualunque prima o poi deve comprarsi una casa, gira per mesi alla ricerca di un luogo ideale per prezzo, ampiezza e posizione, accende un mutuo, si trova costretta a vivere nei pochi vani concessi da un appartamento in condominio e deve praticamente rinunciare a mettere qualsiasi cosa in cantina, visto che ormai le cantine dei condominii sono maggiormente assimilabili a loculi in cui essere interrati, il giorno che il triste mietitore metterà fine alle sue sofferenze. Il collezionista di ossa, invece, ha sempre lo spazio necessario a una straordinaria collezione di sistemi del passato che, spesso, possiede in più esemplari del tutto identici perché “questo Commodore Plus/4 ha la revisione 1.0a della scheda madre, mentre invece quest'altro ha la 1.0b”, meticolosamente raccolti nelle ingombranti scatole originali, impilate in una stanza appositamente trasformata in un museo. Poi, un giorno, si sposano e mollano tutto al primo che capita.


L'ELETTROTENNICO

Àncora di salvezza di chiunque abbia conservato anche se guasto – più che altro perché gli spiaceva buttarlo via – il computer con cui aveva passato la propria gioventù, l'elettrotennico conosce perfettamente a memoria l'intera componentistica saldata sulle schede madri dei vecchi sistemi informatici, di cui rammenta ogni minima differenza nelle revisioni e di cui sa sempre indicare la destinazione di ciascuna pista di rame. L'elettrotennico non manca mai alle fiere di informatica vintage e questo è soltanto un bene, perché attorno a lui si forma sempre un capannello di persone piagnucolanti che gli affidano i propri gioielli del passato, esplodendo successivamente di gioia quando l'elettrotennico – dopo aver rovistato nella propria valigetta piena di vecchi integrati e aver paciugato un po' con il saldatore – improvvisamente li riporta in vita. Dopodiché vanno a casa felici, riattaccano al televisore il loro giocattolo ricondizionato, ci giocano per cinque minuti, e poi lasciano che si ossidi nuovamente in cantina per i dieci anni successivi. L'elettrotennico wanna-be invece è...

IL TECNO-FREAK

Non balla unza-music in discoteca per sua fortuna, ma il tecno-freak va definito così perché per lui, i vecchi computer, non vanno considerati in quanto tali, né come diversivi del passato: sono oggetti da recuperare, plasmare, transustanziare in qualcos’altro. Vi ricordate quando da piccoli dicevamo sciocchezze tipo “conosco un tipo capace di trasformare il suo C64 in uno Spectrum”? Ecco, il tecno-freak è esattamente il tipo in questione. Da chi mette un Amiga dentro una vecchia valigia assieme a un monitor a cristalli liquidi per trasformarlo nell'unico Amiga portatile che sia mai esistito, a chi si diverte a programmare i chip FPGA affinché emulino questa o quella retropiattaforma. Da chi converte il vecchio home computer in un controller per elettrodomestici di varia natura, a chi si programma una conversione di Dragon's Lair per il Commodore 64 collegando il medesimo a un vero lettore di Laserdisk (un altro cimelio del passato) per mezzo di un'interfaccia RS-232. Insomma, gli unici limiti sono la fantasia e le competenze in elettronica e programmazione. Però meritano tutta la nostra stima, sono quelli che hanno capito una cosa fondamentale: i computer servono a divertirsi. In tutte le forme che il divertimento consente a chi ha le skill necessarie. Il tecno-freak ha una nemesi naturale e cioè…

IL MORALEGGIATORE DA SOCIAL

Una cosa non bisogna fare mai: mostrare con orgoglio su Facebook il proprio modding di una retropiattaforma, in particolare se la medesima è considerata “rara” o “preziosa” dal retrocomputerista medio. Il rischio è quello di incontrare il moraleggiatore da social che, protetto dalle quattro mura della propria cameretta, assume il tipico atteggiamento del leone da tastiera e si prodiga in sfottò, insulti, commenti stizziti rivolti alla vostra persona e finalizzati a stigmatizzare l’uso che avete fatto del vostro vecchio computer (poco importa se, avendolo pagato, è VOSTRO, e tale è anche il pieno diritto di disporne come preferite). Il moraleggiatore da social è assolutamente convinto della sacralità del “progetto originale”, tollera con malcelata riluttanza perfino il “recap” della scheda madre (operazione finalizzata a prolungarne la durata, sostituendo tutti i condensatori originali con omologhi più moderni e affidabili) e vede come fumo negli occhi qualsiasi nuovo foro praticato al case. Volete liberarvi per sempre di un moraleggiatore da social? Obbligatelo ad assistere al video della distruzione di un Commodore 64 per mezzo di uno schiacciasassi. Se dovesse sopravvivere al trauma, come minimo vi bannerà.

IL FILOSOFO DELLA RETROTECNICA

A differenza di tutte le altre categorie di retrocomputeristi, il filosofo della retrotecnica non ama i vecchi sistemi per questioni nostalgiche (non toccherebbe un vecchio gioco neppure con un bastone, abituato com'è alla grafica della sua Xbox 360), ma perché subisce il fascino delle soluzioni adottate dai retro-nerd per superare, aggirare, o comunque acchetare tutti i limiti e gli ostacoli che le vecchie tecnologie mettevano loro innanzi. Al filosofo della retrotecnica non interessa tanto il fatto che il Commodore 64 disponesse di soli 8 sprite hardware, per esempio, ma che il suo chip video potesse essere in qualche modo “turlupinato” dai programmatori, ricorrendo alla gestione diretta del raster. Il bello è che adesso noi stiamo parlando di raster a un pubblico che in prevalenza non ne avrà mai sentito parlare, perché nel 2012 è davvero anacronistico parlare di gestione del raster. Ma chissenefrega, in fondo tutto quello di cui si parla in questa pagina di BovaByte è anacronistico!

IL VECCHIO FAN

Al vecchio fan, ogni tanto, sorge il sospetto di non essere più negli anni Novanta solo perché, sul calendario appeso in cucina, l'anno comincia con un “2”. Ma una volta elaborata la cosa, decide che non gli interessa, e che sia più importante ribadire che la versione di questo o quel gioco per MSX o per lo Spectrum fosse migliore di quella per il Commodore 64; che il clamoroso insuccesso del suo Plus/4 fosse in realtà dovuto a una gigantesca cospirazione ordita dalle riviste di videogiochi; e che in ogni caso il computer che possedeva all'epoca fosse indiscutibilmente il migliore in assoluto. E guai a dargli torto, soprattutto se vi trovate a una fiera di retrocomputeristi e in quel momento state managiando un piatto di ravioli al ragù in trattoria, appuntamento che non può mai mancare in ogni fiera che si rispetti: in quel caso partirebbe un SuperPippone™ lungo settordici ore e capace non solo di frantumare istantaneamente gli organi riproduttivi, ma anche di riportare i succulenti ravioli di cui sopra alla temperatura di surgelamento. Se siete seduti accanto al vecchio fan, parlate d'altro. Soprattutto se il vecchio fan è...

L'AMIGHISTA

Parlare dell'Amighista (che si scrive sempre con la A maiuscola, come l'Amiga) è per noi motivo di forte imbarazzo, principalmente perché siamo stati Amighisti pure noi e per certi versi lo siamo ancora (se non lo sapevate, il Paolone è il mantainer della più nota distribuzione del sistema operativo AROS, che trae origine proprio dall'Amiga. Sapevatelo!). Ma c'è davvero poco da fare: fra tutti i vecchi fan del mondo – commodoristi, spectrumiani, emmesseixisti, ataristi e topi da sala giochi – gli Amighisti sono gli unici che non si sono mai, MAI arresi all'inesorabile procedere del tempo. Svezzati dalle amorevoli cure delle riviste del settore, capaci di imbastire un mondo dorato quanto farlocco dove inguardabili schifezze come l'orribile conversione di Street Fighter 2 per Amiga prendevano perfino dei bei voti, cresciuti con l'illusione di avere in casa un sistema perfetto e filosoficamente superiore a qualsiasi altro, atavicamente convinti che “only Amiga makes it possible” e incapaci di valutare oggettivamente i pro delle altre piattaforme e i contro della propria, gli Amighisti superstiti possono essere considerati l’estrema sinistra italiana dell'informatica: sono rimasti in tre e litigano perché hanno tre idee differenti, concretizzate dai sistemi operativi AmigaOS 4.1, MorphOS e AROS. Lasciando perdere gli ultimi due, che in fondo cercano soltanto di replicare il feeling dei sistemi originali su macchine più moderne, vale sicuramente la pena concentrare la propria attenzione sugli utenti del primo. AmigaOS 4.1 è l'unico ad avere la benedizione del “nome”, funziona esclusivamente su vecchi sistemi Amiga dotati di scheda acceleratrice con processore PowerPC, o in alternativa su sistemi “next gen” (chiamati così ancora oggi, quindici anni dopo!) basati sulla stessa serie di CPU che, per la loro particolarità e per le ristrettissime dimensioni della nicchia in cui operano, costano uno sproposito e offrono prestazioni oggettivamente risibili. Per questo motivo, a volte, li vedi mostrare con orgoglio dei vecchi Amiga 1200 completamente snaturati in enormi case big-tower dotati di periferiche bizzarre, led e lucine colorate, fili che entrano ed escono da tutte le parti, scatole di legno aggiuntive e così via: ci manca solo la gabbietta per il canarino appesa al lato destro del case, e poi c'è tutto. Oppure ti parlano di quanto sia bello e futuribile poter “finalmente” usare Firefox (in perenne fase di port, quindici anni dopo) sulla loro scheda madre che viaggia meno di un netbook ma costa il quadruplo, o di quanto sarà meraviglioso farlo sul futuro X5000 (un sistema che “deve uscire” ed è “in fase di beta testing” da almeno cinque anni, dopo il clamoroso flop dell’inutile predecessore X1000). E guai a replicare con argomentazioni razionali: quello per AmigaOS è amore e come tale non si discute. Se non altro evitano il SuperPippone™ limitandosi a una reazione stizzita.

...e voi, che retrocomputeristi siete?




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